[Fonte La Repubblica W. GALBIATI]
Il ministro Alfano annuncia la revisione della legge sulla responsabilità delle imprese La responsabilità verrà spostata dai dirigenti a un organismo di vigilanza Il governo vorrebbe rivedere le norme con cui i pm hanno recuperato centinaia di milioni.
MILANO – Dopo lo scudo per le principali cariche dello Stato, arriva quello per le aziende e i loro vertici. L’attacco del ministro delle Giustizia, Angelino Alfano, è questa volta diretto contro la “231”, la legge che nel giugno 2001 ha introdotto in Italia, recependo una direttiva europea, la responsabilità amministrativa degli enti per gli illeciti commessi dai propri dipendenti, ma pur sempre nell’interesse della società. Si tratta di reati contro la Pubblica amministrazione, reati societari, la manipolazione del mercato, le violazioni in materia di sicurezza sul lavoro, i reati informatici, il riciclaggio, la contraffazione, le frodi e molti altri.
Una legge che da quando è entrata in vigoreè diventata nell’ambito dei processi penali lo spauracchio di tutte le impresee di tutti gli amministratori, perché permette di colpire le prime nel portafoglio attraverso la confisca dei profitti del reato e i secondi con la cacciata attraverso il commissariamento dell’azienda. Le procure grazie alla 231 hanno recuperato svariati milioni di euro, mentre altre volte proprio la 231 ha indotto le società coinvolte a scendere a patti con i magistrati e a risarcire i danni, come nel caso Parmalat. Ora Alfano vuole offrire un vero e proprio scudo alle aziende e ai vertici contro le indagini della magistratura. Ieri nell’ambito della presentazione del nuovo progetto di legge avvenuta a Milano presso la Camera di Commercio ha parlato eufemisticamente di «un diaframma, di una schermatura contro l’azione penale». Con l’attuale disciplina i pubblici ministeri, dopo aver individuato i reati commessi, possono ritenere inadeguato il modello organizzativo che la 231 impone alle aziende e chiedere ai giudici di commissariare la società e di confiscare l’eventuale profitto illecito. «Il pm giudica il modello inadeguato e agisce. Così non va bene. Serve una revisione del decreto», ha sentenziato Alfano. E la soluzione proposta è un altro passo verso la privatizzazione della giustizia. A giudicare adeguato o meno il modello, verranno chiamati degli appositi “certificatori” che il ministero della Giustizia avrà cura di includere in un selezionatissimo elenco. Saranno loro ad assegnare un “bollino blu” alle aziende, una certificazione, i cui effetti sono scritti nell’articolo 7-bis, comma 1, della nuova legge, «In caso di regolare certificazione di idoneità del modello preventivo secondo le modalità stabilite nel regolamento previsto al comma 4, è esclusa la responsabilità dell’ente». E anche nel comma 3, «Nel caso di modello certificato non si applicano, a titolo di misura cautelare, le sanzioni interdittive».
Ovvero la società se ne può lavare le mani e dormire sonni tranquilli. Non sarà più colpevole, niente più multe, niente più interdizione dai rapporti con la pubblica amministrazione e niente più commissariamento. E il pm avrà l’onere della prova, che oggi compete all’azienda. Del resto Alfano ieri è stato chiaro: «L’imprenditore vuole certezze e nessuno può fermare la sua attività di impresa». Tanto meno un pubblico ministero.
In caso di violazione del modello, poi, la responsabilità cadrà su un organismo di vigilanza, liberando i vertici dell’azienda da eventuali magagne giudiziarie. Alcuni protomartiri si presteranno a ricoprire il ruolo di responsabili, pronti a subire anche gli eventuali strali dei pm, mentre gli amministratori, pur in presenza di reati, continueranno tranquillamente a svolgere il proprio lavoro. Le società di certificazione saranno soggetti pubblici o privati ed è probabile che un ruolo preponderante lo svolgeranno le grandi case internazionali della revisione, ovvero PriceWaterhouse Coopers, Kpmg e Deloitte, la cui indipendenza ed efficacia è già stata messa a dura prova dai recenti scandali finanziari.
Non è stato certo un caso che l’evento cui ha partecipato ieri il ministro Alfano fosse sponsorizzato proprio dalla PriceWaterhouse.
Le inchieste PROCESSO ANTONVENETA La Popolare di Lodi per i reati commessi nella scalata Antonveneta ha pagato 95 milioni di euro. In totale i pm hanno recuperato 350 milioni LA VICENDA RIFIUTI E IMPREGILO A Napoli, la procura aveva chiesto il sequestro di 750 milioni. La Cassazione ha imposto una sostanziale riduzione dell’importo TRONCHETTI E I DOSSIER ILLEGALI I vertici di Telecom sono stati indagati per la 231 a Milano nel processo a Tavaroli. Le società hanno chiesto di patteggiare e di uscire dal processo FASTWEB E IL COMMISSARIAMENTO La società coinvolta in una vicenda di frode fiscale ha rischiato il commissariamento. La sospensione spontanea dei vertici lo ha evitato.